CHI AMA DAVVERO DONA SE STESSO

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di Fr. Vincenzo Gaudio, direttore – “Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”. E’ questo cuore che spinge l’uomo a desiderare cose grandi, a cercare la verità, che lo rende capace di stupirsi di fronte al Mistero della realtà, che gli dà il gusto di tendere alla meraviglia, “to the wonder”, come dice Kavanagh, ma la meraviglia, lo stupore, la speranza, suggerisce ancora il poeta irlandese, si raggiungono attraverso la fatica, attraverso il lavoro tenace e faticoso di una costruzione, riconoscendo e valorizzando la diversità dell’altro, che sia il compagno di lavoro o il popolo diverso per storia, religione, cultura. L’opposto di quell’individualismo che vede nell’altro solo una minaccia per raggiungere lo scopo della propria felicità e che si nutre ultimamente dell’inganno di pensare che si possa essere felici a prescindere dagli altri. La soluzione a questa tensione tra gli uomini non può essere trovata neppure in una tolleranza indifferente, quanto piuttosto nel riconoscimento di quell’unico fattore che tutti gli uomini hanno in comune, appunto il cuore.

Oggi, nella nostra cultura il termine ‘cuore’ indica soprattutto affettività sentimentale e sensuale. Una visione più ristretta del significato biblico, dove il cuore è anche la sede delle funzioni intellettive ed il luogo da dove si promana il sentire, il pensare e il volere.

Il cuore è il centro della persona. Lì maturano le scelte importanti della vita, lì ognuno ritrova se stesso e la propria identità, lì ogni persona decide di sé, nel suo rapporto con gli altri, col mondo e con Dio. Il cuore buono rende buono tutto l’uomo, il cuore cattivo lo avvelena. Così il cuore qualifica in senso positivo o negativo tutta la persona. In questo senso Gesù dice: «La bocca parla dalla pienezza del cuore», perché ognuno tira fuori ciò che porta dentro. La purezza del cuore, quindi, è la purezza dell’amore che ama nella verità. Chi ama davvero dona se stesso, con generosità e gratuità, e accoglie l’altro con riconoscenza e rispetto.

Così come è scritto nel Vangelo: «… imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (Mt 11,29). E la sesta beatitudine riguarda proprio la purezza del cuore: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8).

Il cuore di Padre Pio ha iniziato a pulsare d’amore per Dio e per il prossimo già in tenera età. Nel cuore di quel ragazzo, taciturno e calmo, si andava così radicando quella fermezza di propositi che sostenuta dalla preghiera lo porterà pian piano a maturare la sua vocazione religiosa con sempre più il desiderio di offrire tutto se stesso. E confidando una delle sue esperienze mistiche più intense Padre Pio scriverà a padre Agostino: «Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due i cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso come una goccia d’acqua che si smarrisce in un mare.» (Ep. I, p. 272).

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