AD GENTES

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di fr. Vincenzo Gaudio – Quando si vuole sintetizzare l’intera vita del Padre in un’unica espressione ci troviamo in difficoltà sulla scelta, perché i vari appellativi dicono solo qualche cosa di lui: “il crocifisso del secolo”, lo stigmatizzato del Gargano, il sacerdote eucaristico, il cireneo di tutti, l’apostolo della misericordia. Padre Pio ha coltivato una costante relazione con Dio attraverso una continua ricerca dei bisogni dell’uomo. Aveva lo sguardo contemplativo sulle scene evangeliche, ma allo stesso tempo sapeva riportare l’agire di Dio in tutti i suoi incontri quotidiani. Padre Pio fu “missionario ad gentes”. È questa la definizione che più mi piace anche se in lui si verificò un’inversione di marcia anomala. Non fu lui che si mosse a evangelizzare i popoli, bensì la stessa “clientela mondiale” , definita da Paolo VI, andò a cercarlo con autentica bramosia per essere evangelizzata. Alla luce dell’enciclica missionaria di Giovanni Paolo II Redemptoris missio, Padre Pio è stato un missionario effettivo e non soltanto affettivo. Infatti, il documento pontificio presenta tre forme di partecipazione all’attività missionaria: la preghiera, il sacrificio e soprattutto la testimonianza (cfr. n. 78), captate e vissute in maniera superlativa dal Cappuccino pietrelcinese.

Dalla preghiera personale ai Gruppi di Preghiera; dalle sofferenze fisiche alla gioia beatificante di restituire agli uomini peccatori la genuina libertà dei figli di Dio accollandosene i peccati. Tuttavia la più alta forma di missionarietà resta sempre la testimonianza, in quanto rappresenta la sintesi vissuta delle altre prime due. Pio da Pietrelcina fu un autentico testimone seguendo il carisma francescano che si caratterizza, da sempre, come vita apostolica. Lo afferma ripetutamente san Francesco: «Questa è la Religione dei veri poveri del Crocifisso, questo l’Ordine di predicatori …Vengono mandati a due a due a predicare come precursori davanti alla faccia del Signore … ».

È regola, dunque, nei Cappuccini “andare per il mondo”, così il mio servizio e il mio apostolato si sposterà dal prossimo mese in un altro luogo, in un’altra realtà sempre legata a Padre Pio. Mi trasferirò nel convento di Gesualdo dove il frate santo nel novembre 1909 si reca per completare il percorso di studi necessari per ricevere l’ordinazione sacerdotale.

Da queste pagine parte il mio saluto affettuoso a tutti voi lettori, ringraziandovi per l’amore che ho sempre sentito da parte vostra per “La Terra di Padre Pio”, la nostra piccola realtà editoriale dal cuore grande. Passo il testimone a  fr. Fortunato Grottola e gli auguro un proficuo servizio. Grazie alla sua comprovata esperienza ed elevata preparazione, rappresenterà un nuovo stimolo a fare sempre meglio.

E un ringraziamento speciale a tutti i miei collaboratori, dagli articolisti ai fotografi, per le tante cose fatte insieme, per la disponibilità e la cooperazione decisiva che ho ricevuto. Esprimo a tutti loro, con profonda gratitudine, un sincero augurio di un futuro pieno di soddisfazioni, sia dal punto di vista professionale che personale.

Vi lascio con sinceri sentimenti di orgoglio per aver avuto il piacere di conoscere questa realtà e operare nella direzione di questa Rivista. “La Terra di Padre Pio” è un bene prezioso che sa arrivare al cuore delle persone parlando in semplicità e confidenza dell’amato Padre Pio. Sostenetela e diffondetela.

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