Venite a cercare l’Eterno

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– di fr. Francesco Scaramuzzi

Se oggi sappiamo destreggiarci in tante situazioni, se sappiamo operare delle scelte, se sappiamo dar fiducia e consigliare lo dobbiamo a chi si è speso per educarci agli eventi della vita e grazie alle esperienze che abbiamo vissute.

Per ogni cosa che sappiamo affrontare, vivere, godere o progettare c’è stata una fatica o una sofferenza. Senza i dovuti passaggi saremmo rimasti infantili.

Diventare cristiani è come diventare adulti. Ti viene chiesto di porti nel medesimo atteggiamento interiore e di obbedienza in cui eri da bambino. Ti viene chiesta la medesima fiducia di quando eri piccolo e ti affidavi senza farti troppe domande a mamma e a papà.

Ma noi non siamo stati solo passivi educandi. Crescendo abbiamo confrontato ciò che ci veniva imposto, consigliato o insegnato per trovare una nostra personale visione della vita ed un nostro personalissimo modo per affrontarla.

Il vero cristiano non fonda la sua fede su dichiarazioni religiose vuote e formali, ma su un’esperienza genuina di trasformazione. Il cambiamento di vita non consiste in una casa nuova o in un nuovo lavoro. Non significa semplicemente cambiare abitudini o accettare mentalmente una dottrina, ma è dato da un cuore rigenerato, da un’intelligenza trasformata, da una gioia più vera e consistente, da un modo più profondo nell’affrontare la vita e la morte che porta a credere in Cristo, a vivere giorno per giorno in stretta comunione con quel Signore che ci salvati e ci ha fatti Suoi figli. Significa amarlo, ubbidire alla Sua Parola. Insomma, avere piena fiducia in Lui.

I santi e le migliaia di persone che hanno seguito il Vangelo testimoniano che una vita nuova non solo è una possibilità ma un impegno che Cristo ha preso su di sé, mediante la Sua morte e risurrezione, e reso possibile per tutti.

A dispetto dei nostri peccati, delle nostre disobbedienze, dei nostri capricci, del nostro allontanamento da Dio, a dispetto di tutto ciò che abbiamo fatto e facciamo di sbagliato, Dio ci ama.

Egli ci ama a tal punto da aver provveduto una gloriosa soluzione al nostro più grave problema: il peccato. Nessuno di noi può esimersi dal riconoscersi peccatore. Difatti anche noi, come Adamo ed Eva, un giorno abbiamo scelto di ribellarci a Dio, di disubbidire alla Sua Parola.

Proprio per l’immenso amore che Dio manifesta verso ogni uomo, Egli desidera ristabilire con noi la comunione che si era interrotta a causa del peccato; ecco che allora ci raggiunge con il Suo prezioso invito:

“Venite, discutiamo assieme, dice l’Eterno; quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; quand’anche fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana” (Is1,18).

“Venite… cercate l’Eterno mentre lo si può trovare; invocatelo mentr’è vicino” (Is 55,1-6).

“Venite a me voi tutti che siete travagliati ed oppressi, e io vi darò riposo” (Mt 11,28).

Accogliamo questo invito del Signore Gesù che è “venuto perché abbiano vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Ascoltiamo e seguiamo l’esortazione di Padre Pio: “Gesù sia sempre il re del tuo cuore e lo possegga tutto e tutto lo trasformi in lui. Questo è il mio più sincero augurio, che so farti pel momento nel nostro dolcissimo Gesù, davanti al quale ho assunto un obbligo strettissimo per ciò che riguarda la perfezione del tuo spirito. Viva Gesù e la sua bontà, che sa unire anche i monti in un vincolo santo dinanzi a lui” (Ep. III, p.396).

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In questi tempi di crisi, di cambiamenti improvvisi, di malessere e turbamento sociale, la Pasqua è un’occasione preziosa per riflettere sul nostro personale stile di vita; rimettere davanti ai nostri occhi l’ideale cristiano di voler essere poveri, come Cristo è povero, di quella povertà, cioè, di chi dona generosamente se stesso per dare spessore esistenziale alle scelte concrete che la vita ci pone davanti, abbracciando quella “sobrietà” e “solidarietà” cui il Signore oggi ci chiama.

Non aspettare dunque domani, non pensare che la scelta di accettare Gesù nel tuo cuore sia da rimandare a un altro giorno, quando sarai vecchio o quando starai male, o quando la tua vita sarà ormai a pezzi.

 

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