Natale con i tuoi

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– di don Michelangelo Pelaez 

Un detto che esprime fedelmente la realtà di costumi e tradizioni profondamente cristiane. Perché “Natale  con i tuoi”?  E’ una grande tradizione che oggi si tenta di sradicare coprendo il suo vero significato, nel migliore dei casi, con  un consumismo soffocante, ma quello che è più grave tentando di  cancellare il nome stesso della festa cristiana, “Natale”, con richiami alla natura, festa d’Inverno, o con personaggi fiabeschi.

 Che vuol dire Natale? Natale sta per origine, inizio, nascita, in concreto per noi cristiani: commemorazione della nascita di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio.

La promessa fatta da Dio di inviare un Salvatore che liberasse l’uomo dalle conseguenze del peccato originale dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, si realizza più o meno duemila fa con la nascita di un Bambino. Questa nascita è all’origine della nostra vita di cristiani.

Il Figlio di Dio nasce per opera dello Spirito Santo, da Maria, promessa sposa del falegname Giuseppe. Gesù ha una famiglia, la famiglia di Nazareth. Ecco perché celebriamo il Natale in famiglia.

E’ triste constatare che chi ha fatto una scelta di vita egoisticamente solitaria dichiari: “Ah!, quando si avvicina il Natale io vado in Tunisia. Il Natale mi disturba”. E’ un disturbo che cova forse durante tutto l’anno nel cuore di chi volta le spalle a Dio e agli altri e che diventa intollerabile ogni qual volta ci si trova soli con se stessi perché volutamente senza famiglia.

Natale è famiglia. Occasione per ritrovare anche persone che si sono un po’ perdute. E’ ritorno alle nostre sensazioni più intime e più vere, ai nostri amori.

Tuttavia la festa di Natale, come ogni festa cristiana, è un mistero da approfondire e meditare altrimenti corriamo il rischio di lasciare passare questo grande Evento della commemorazione della nascita del Figlio di Dio senza che resti traccia in noi ed intorno a noi.

Il Natale ci ricorda l’inizio della nostra salvezza poiché Gesù, nostro Salvatore, incomincia dal primo istante della sua vita terrena a meritare per noi e a darci esempio di vita: “Oggi risplende per noi il giorno di una nuova redenzione, giorno preparato da secoli, gioia, senza fine” (Liturgia di Natale).

Gesù non si presenta a Natale a mani vuote. Come si dice a Roma, spinge la porta con i piedi perché ha mani e braccia piene di doni: innanzitutto il perdono e di conseguenza la gioia e la pace, pace interiore e pace nelle famiglie e nella società. Questi doni ci vengono offerti soprattutto nei sacramenti della riconciliazione e della eucaristia.

La riconciliazione o penitenza reca, a chi si confessa con le dovute disposizioni, la gioia di sapersi in pace con Dio, con gli altri e con se stesso. Gesù viene per salvare te e me dalla schiavitù del peccato e da quella del padre della menzogna, il diavolo. Basta che diciamo con sincerità al sacerdote, sapendo che ci troviamo davanti a Gesù stesso, “ti chiedo perdono dei miei peccati”, elencandone con sincerità il numero e la specie, per sentirci liberati dalla zavorra che frena tutti i nostri desideri di essere migliori e che ci rende difficile il rapporto con gli altri.

La festa di Natale è fortemente eucaristica: si celebrano quattro messe, la vigilia, a mezza notte, all’alba e di giorno, con formulari distinti inserite in una cornice di tradizioni popolari: il presepio, l’adorazione del Bambino.

La Messa in nocte si incominciò a celebrare per la prima volta nella recentemente costruita Basilica romana di Santa Maria Maggiore, a somiglianza di quella che già si celebrava a Betlemme nel luogo della nascita di Gesù. E’ bello perciò organizzarsi con furbizia, senza traumi familiari, per poter partecipare possibilmente con la famiglia alla Messa di “mezzanotte”, ma comunque quello che conta è non mancare a qualcuna delle Messe natalizie rivivendo dentro di noi il grande evento della manifestazione di Dio nelle sembianze di un bambino avvolto dalla madre in fasce e adagiato in una mangiatoia.

Betlemme vuol dire “casa del pane”. Il Bambino nato a Betlemme si trasforma in pane, “Pane della Vita”. Gesù nella sinagoga di Cafarnao si presenta come il pane di Dio che discende dal cielo a dà la vita al mondo: “io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai” (cfr Gv 6,33-35).

Nel sacramento dell’Eucaristia è presente lo stesso Gesù che nacque a Betlemme, quando ci comunichiamo riceviamo lo stesso autore della grazia, Gesù Cristo Nostro Signore. E’ un giorno in cui Gesù ci dice: “colui che mangia me vivrà per me”(cfr.Gv 6,57). Accostarsi alla Comunione eucaristica, ben confessati, il giorno in cui Dio si fa carne e diventa cibo sotto le apparenze del pane,  ci consente di far vivere Cristo in noi. L’orazione natalizia ce lo ricorda: “O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana” (Orazione di Natale).

“Natale con i tuoi” ha un significato cristiano se ho ricevuto Gesù Pane che trasforma la mia vita in una Betlemme. Questo augurava padre Pio a padre Agostino in una lettera del  20 dicembre 1918: “Per le feste di Gesù Bambino auguro a voi che il vostro cuore sia la sua culla fiorita, nella quale egli possa adagiarsi senza incomodo alcuno e nulla risentire di quello Exivi a Patre et veni in mundum.”

 

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